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Calcio | 24 marzo 2016, 11:48

Calcio, un ricordo a Paolo Ponzo

Il 24 marzo 2013 moriva assiderato uno dei simboli del calcio ligure

Calcio, un ricordo a Paolo Ponzo

Sono sempre i migliori che se ne vanno per prima e rimane solo il ricordo. Sono passati tre anni da quella tragica giornata invernale in cui scomparve troppo presto uno dei calciatori più apprezzati ed amati dalla gente. Una morte evitabile, che segnò profondamente l’anima di tutti e che testimonia quanto l’imprudenza umana possa essere letale quanto il destino.

Paolo Ponzo manca terribilmente al calcio. Una persona pulita, che rispecchiava perfettamente quelli che dovrebbero essere i veri valori di ogni sportivo: dedizione, forza di volontà, grinta, onestà e soprattutto trasparenza; era soprannominato il “muratore” per la sua umiltà e la sua schiettezza. Un giocatore “normale”, che per le sue qualità umane si è ritagliato un posto nel calcio che conta e nell’anima di tutte quelle persone che sono riuscite a vederlo in campo. L’importante, prima di tutto, è essere Uomini e le prodezze tecniche scendono in secondo piano.

In un mondo governato dai soldi, dai procuratori e dalle tv, la gente ha il bisogno disperato di vedere “persone” che mettono il cuore in quello che fanno e Paolino rappresentava perfettamente il popolo: un calciatore d’altri tempi che, sia in fase di gioco, sia al di fuori del rettangolo verde, poteva solamente strappare applausi per la sua condotta, perché l’impegno, lui, lo metteva sempre, in ogni circostanza.

Sono innumerevoli gli aneddoti che evidenziano la sua professionalità: dai giri di campo extra a fine allenamento per rimanere in forma, alle continue rincorse per recuperare palloni provando a servire compagni dotati di maggiore tecnica; quando, durante la partita, gli altri iniziavano ad essere stanchi, Paolino aumentava il ritmo e non si fermava mai.

Ed è proprio per questo che è diventato un simbolo delle squadre di cui ha indossato la maglia, nonostante non sia un fantasista o un goleador: Reggio Emilia, Modena, Spezia, Savona. Tutti continuano a ricordare quella piccola figura in campo, le sgroppate sulla fascia, il cuore oltre l’ostacolo e la maglia, sempre sudata, perché era incapace di dare meno del massimo.

Chi ha avuto la fortuna di vedere giocare o di conoscere il ”muratore” di Bardineto ha il dovere di trasmettere i suoi valori e di tramandare la sua testimonianza di vita senza che finisca nel dimenticatoio. Il mondo ha tremendamente bisogno di persone come lui.

Giovanni Molinari

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