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Calcio | 26 febbraio 2017, 13:21

Premio fair play: chiama l'arbitro e ammette un fallo da rigore

Premio fair play: chiama l'arbitro e ammette un fallo da rigore

In un calcio che tende a diventare "messa in scena" (in effetti la simulazione dilaga), in cui non sempre vince il migliore ma ha buone possibilità di prevalere il più furbo, una piccola storia di periferia può – anzi deve – fare notizia. Soprattutto quando è quella di un bambino cresciuto in una società sana della provincia di Mantova, che fa dell’attività giovanile il fiore all’occhiello del proprio essere. Andrea Caffara, classe 2005, è il capitano degli esordienti. Un ragazzino cresciuto a pane e calcio, che quando non gioca al campo corre dietro ad un pallone all’Oratorio. “Un adulto, come testa, nel corpo di un ragazzino – lo descrive Gianfranco Bellini, anima della Polisportiva Pomponesco (Seconda Girone O Lombardia) – difensore centrale vecchia maniera, capitano a tutti gli effetti. Timido di carattere, ma quando è in campo si trasforma”. I futuri campioncini si sono aggiudicati il proprio girone nel torneo Mario Ganda, con la possibilità di disputarsi le fasi finali in programma a Bagnolo San Vito. In una delle partite (vinta poi 4 a 2) Andrea richiama l’arbitro e gli confessa di aver commesso un fallo in area con un suo intervento. Intervento che verrà – a seguito della sua ammissione di colpa – punito con un rigore. Alla fine “Per essersi contraddistinto con un gesto di grande sportività” Andrea viene premiato con un cartellino verde, una green card. “In un mondo che frequentemente arriva ad essere ai limiti della sportività e dove conta solo ed esclusivamente il risultato finale, ci sembra giusto premiare non un gesto ordinario come un gol, una parata o una giocata difficile ma un gesto speciale e soprattutto esemplare”. Un risultato che al di là dello stesso Andrea e dei suoi familiari rende orgogliosa anche la sua società: “E’ un gruppo di ragazzini con la testa sulle spalle. Noi dirigenti non ci prendiamo certo tutti i meriti: è vero, ci sono regole che vanno rispettate e tutti i premi Fair Play che ci siamo aggiudicati negli anni dimostrano che un ruolo educativo lo svolgiamo. Ma gran parte del merito va ai genitori e alle famiglie che accompagnano i nostri ragazzi a fare sport. Spesso si sente dire che il calcio non può avere un ruolo educativo: questa è la dimostrazione del contrario. Questo è un bell’episodio che, nonostante le difficoltà che ci sono (di natura economica, come tutte le realtà sportive che risentono della crisi), ci rende particolarmente orgogliosi. La mentalità é questa: ora siamo contenti delle finali, ma andranno come andranno. Che vincano o che perdano l’importante è che i ragazzi si divertano e imparino qualcosa in più. In fondo, con gesti e premi come questo, abbiamo già vinto in partenza”. L'iniziativa del Cartellino Verde fa parte di un progetto federale più ampio che intende riportare al centro dell'attenzione del sistema calcio, partendo addirittura dalla Lega B, tematiche "sensibili" come: il rispetto, la cultura sportiva e la responsabilità sociale. 

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