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Ciclismo | 03 aprile 2018, 17:50

I giovani "quattro moschettieri" del Finalese si impongono al 1° campionato regionale Downhill

Il team RxM piazza un campione regionale ma anche tre atleti da Top 20 nella classifica assoluta

I giovani "quattro moschettieri" del Finalese si impongono al 1° campionato regionale Downhill

I giovani atleti del comprensorio Finalese mostrano subito di che pasta sono fatti in occasione del 1° Campionato Downhill Regionale Ligure, da poco svoltosi a Diano Marina e organizzato da FRRD Golfo Dianese.

Il team RxM (Robe per Matti) di Enza Marino ha portato quattro giovanissimi, tutti in Top 30, un campione regionale e due in Top 20. Loro sono:

Mirko Bolla, 14 anni, ha vinto il campionato regionale, arrivando 26° assoluto e primo di categoria. (tempo di 3’ 11”)

Genc Marku, 7° assoluto tra gli agonisti (tempo di 2’ 56”)

Fabio Grillanda, 13° assoluto (3’ 00”)

E, infine, il giovanissimo Martino Accame (new entry del team) con 3’ 14”.

Spiega la fondatrice di RxM Enza Marino: “L’allenamento tipico si è svolto nella parte invernale ottobre-marzo, ma abbiamo lavorato con Mirko Bolla per due anni. Tutto questo percorso ha portato a ottenere questo grande risultato.

Siamo il primo team che si è organizzato nel mondo del Gravity come scuola in grado di preparare atleti nel mondo dell’agonismo, così come avviene per il ciclismo su strada. Abbiamo iniziato a dare una struttura, a livello di preparazione per gli agonisti che fanno MTB. L’obiettivo più grande è quello di educare i ragazzi allo sport, alla conoscenza del proprio corpo, al saper valutare le proprie capacità in modo che la crescita sia sportiva ma soprattutto umana, cercando anche di arginare il fenomeno del dropout, cioè l’abbandono dello sport in età giovanile. Il nostro motto è: se ci fossilizziamo sul problema la conclusione sarà sempre il problema, non si troverà mai la soluzione. Da questo punto di vista prendiamo in esame una visione a 360°: la scuola, la famiglia, gli amici. I nostri allievi non fanno solo allenamenti in bici: praticano yoga, una volta alla settimana affrontano corsi di meccanica, fanno trailbuilding per insegnare non solo la pulizia dei sentieri ma l’amore e il rispetto per la natura. Il fatto che non siamo solo una scuola ma un team, che comprende varie specializzazioni, fa sì che il ragazzo sia seguito e sostenuto sotto ogni aspetto: mente, corpo, addestramenti differenziati in base alla specializzazione (enduro, downhill o altro), per creare atleti completi di domani, aiutandoli, al tempo stesso, a ritrovare il senso del reale, a tornare alla realtà, ad allontanarsi dal mondo virtuale, fatto di schermi dei computer, degli smartphone, dei tablet, ricominciare a confrontarsi con il proprio corpo e con il mondo circostante”.

Enza Marino, però, in linea con questa visione “totalitaria” già sostenuta in altri progetti (leggi QUI), conclude lanciando un importante appello rivolto a tutte le istituzioni, che si tratti di Comuni, Province, Regioni: “Servono però spazi e luoghi per i ragazzi, anche per coloro che non possono permettersi uno sport. Nei centri urbani lo skate, il calcio, la bici non sono molto tollerati e tutti lo sappiamo: dovrebbe partire dalle istituzioni l’allestimento di spazi e infrastrutture adeguati. Per consentire ai giovani di crescere giocando, di non ritrovarsi abbandonati sulla strada, preda della noia e dell’insoddisfazione. Bisogna dare a queste persone che saranno gli adulti di domani proposte, stimoli, eventi”.

Il preparatore tecnico Giulio Lisanti ha un curriculum di tutto rispetto, come lui stesso ci spiega:

"In questo periodo seguo la squadra del Cus Torino Ad Maiora Rugby in Serie A e curo la preparazione atletica per RxM. Da luglio sarò più presente sul territorio finalese. Ho avuto esperienze di preparazione atletica nel basket femminile (serie A2) e maschile (serie C), ho seguito il football americano, ho preparato alcuni giovani sciatori under 18, ho lavorato nel tennis, fino a decidere poi di seguire la parte riabilitativa. Da ottobre 2016 mi è stata offerta questa grande opportunità con Enza Marino e i primi risultati conseguiti dimostrano la validità del lavoro fatto. Puntiamo molto sulla prevenzione dell’infortunio, oltre alla preparazione atletica di base per gravity, enduro e altre specialità del settore bike.

Non vogliamo focalizzarci solo sulla MTB, ma creare prima di tutto atleti: questo significa fare arrivare i concetti base, come il senso del dovere e il metodo di lavoro, ricordando però che sono ragazzi, non top rider, quindi bisogna mettere prima il divertimento, ma comunque su base scientifica, tenendo conto delle caratteristiche dell’età e senza sovraccaricarli.

Gli allenamenti non si sono mai protratti per troppo tempo e si sono svolti in varie ambientazioni: in outdoor, sulla sabbia, in acqua, in prospettiva della preparazione del corpo di un adolescente in crescita e in trasformazione, prima ancora della preparazione atletica pre-gara. Il nostro obiettivo è quello di creare un team: oltre me lavorano al progetto uno psicomotricista, una psicologa dello sport e un massaggiatore.

Che tipo di problemi si incontrano, nel fare un lavoro di questo tipo nel Finalese?

“Bisogna educare il territorio. Il progetto è bellissimo ed importante, ma proprio per questo in parte spaventa. Io, lavorando molto a Torino in questo periodo, sono meno presente sulla realtà finalese, ma posso garantire che questo è un problema ovunque da nord a sud, se fai qualcosa di troppo importante puoi dare fastidio. Non dimentichiamo inoltre che siamo in un paese dal retaggio fortemente maschilista, più che mai nello sport, dove se un progetto di questo tipo viene proposto da un’immagine maschile viene accettato con più rapidità, mentre da parte di un’immagine femminile incontra più resistenza. Questo team di professionisti vuole superare questi retaggi e conta dentro di sé un pari numero di parti, maschili e femminili. E nella mia esperienza in vari campi posso dire che ben poche volte visto un team così ben strutturato”.

Quindi ci sono i problemi, ma anche le soluzioni?

“Le resistenze sicuramente ci saranno, ma grazie alle potenzialità del progetto e al patrocinio CONI la crescita arriverà. E i risultati sportivi, con un primo posto di un atleta alla prima gara, già parlano chiaro sulla validità del lavoro che stiamo conducendo”.

Cristian Borghello svolge la parte di addestramento in palestra: “Io sono entrato in questo progetto perché mio figlio è in squadra. Ho una palestra dedita ad altri tipi di sport, ma ci occupiamo anche di functional training, il modo più completo per garantire la preparazione degli atleti. Esso è propedeutico a qualsiasi attività fisica, ma non mi sento certo di dire che i ragazzi vincono grazie a me. Vincono grazie al loro impegno e alla loro determinazione, il resto è tutto frutto di un lavoro di squadra”.

Alberto Sgarlato

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