Ciclismo - 23 agosto 2018, 07:06

Le competizioni nel mondo del ciclismo femminile

Subito o poco dopo la comparsa della bicicletta, nacque il ciclismo inteso come sport e da allora non ha fatto altro che reclutare sempre più atleti e appassionati, divenendo il primo sport a grande diffusione internazionale.

Le competizioni nel mondo del ciclismo femminile

Subito o poco dopo la comparsa della bicicletta, nacque il ciclismo inteso come sport e da allora non ha fatto altro che reclutare sempre più atleti e appassionati, divenendo il primo sport a grande diffusione internazionale. Nel tempo anche le donne sono entrate a far parte di questo mondo e oggi possono prender parte a numerosissime competizioni nazionali ed estere, suddivise in base alle varie specialità: su pista, su strada e ciclo-cross.

Tra le gare più prestigiose e conosciute, spicca sicuramente il Tour de France, che vanta una storia ricchissima ed è classificata come uno degli eventi sportivi più importanti. Non solo popolarità ma anche numerose controversie per questa importante competizione. Sì, perché se la Coppa del Mondo o le Olimpiadi possono vantare la presenza del mondo sportivo femminile, così non è per il Tour de France, competizione ancora riservata solamente al ciclismo maschile. Attualmente infatti esiste La Course by Le Tour de France, una gara femminile il cui percorso si snoda sulle vie della Grande Boucle e che sfrutta solamente una piccola porzione – 78 km – di quel tragitto di montagna con cui dovranno confrontarsi gli uomini. La competizione femminile quest’anno è durata solamente una giornata, con un percorso di circa 112 km che partendo da Annecy termina a Le Grand-Bornand ed è stata vinta dall’olandese Annemiek van Vleuten.

Di certo gli organizzatori del Tour de France dovrebbero pensare a qualche soluzione per evitare le tante controversie che da anni sono causa di polemiche. In fondo gli eccellenti risultati raggiunti nelle gare dalle donne hanno dato prova delle loro grandi doti e capacità, ed è per questo che si potrebbe aprire la prestigiosa competizione anche al mondo femminile. Cliccando su questo sito, si può notare come il Tour de France stesso cambierebbe radicalmente non solo per quanto riguarda le chances di vittoria degli stessi atleti maschili che dovrebbero competere anche contro rivali femminili, ma anche per quanto riguarda il mondo delle scommesse sportive che offrirebbero nuove opportunità ai siti di gioco online in termini di penetrazione del mercato e profitti.

Se il Tour de France aprisse la competizione alle donne ne trarrebbe sicuramente beneficio, accrescendo la propria popolarità e importanza, senza contare ovviamente che offrirebbe una visibilità e delle opportunità maggiori alle atlete che vi parteciperebbero. In Italia, ad esempio, la controversia è stata superata nel 1988, con l’istituzione del Giro Rosa, l’equivalente femminile del più antico Giro d’Italia, nato a inizi del Novecento.

Anche quest’anno, sicuramente per passione ma anche in segno di protesta, alcune atlete hanno intrapreso il giro completo del Tour de France - portandolo a termine – in maniera del tutto amatoriale. Le tredici cicliste hanno infatti cavalcato tutti e 3351 km arrivando alla meta degli Champs-Élysées di sabato, ma al loro arrivo non vi era nessun festeggiamento, nessuna bottiglia di champagne o maglia gialla ad attenderle. La corsa è stata una sorta di manifestazione, nella speranza che il Tour de France Feminin torni ad essere quello che era tra il 1984 e il 1989.

Tetiana Kalachova si è fatta portavoce e ha dichiarato di voler una corsa a tappe femminile della stessa importanza e copertura mediatica di quella maschile: non necessariamente dovrebbe avere lo stesso percorso o la stessa quantità di date, ma ciò che è indispensabile è sicuramente lo stesso apprezzamento. Sono tante le differenze che separano la corsa ufficiale maschile da quella amatoriale femminile, in primis il fatto che le atlete debbano competere con il traffico e le auto che marciano loro accanto: nel Tour de France ufficiale, infatti, le strade sono bloccate al traffico e gli atleti non devono preoccuparsi di eventuali pericoli o segnali stradali; le donne che gareggiano in via del tutto amatoriale sullo stesso percorso invece, devono rispettare le regole stradali, come ad esempio fermarsi a semafori rossi.

Insomma, le 13 donne non hanno fatto altro che dimostrare che anche il mondo femminile, quello pulito, quello completamente estraneo al doping, può riuscire in quell’impresa che ad oggi, purtroppo, è riservata solo agli uomini. Una grande manifestazione per evidenziare che la disuguaglianza ancora esiste, anche nel mondo del ciclismo.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

SU