Calcio - 15 gennaio 2019, 18:53

L'editoriale - Squadre B nei dilettanti, tra il diritto al divertimento e campionati poco formativi

L'opportunità di istituire squadre B all'interno dei campionati dilettantistici regionali, si è riproposta con una certa costanza negli ultimi sette anni.

Già nel 2011 ci aveva pensato la Golfodianese, mentre quest'anno i due club che hanno dato l'ok per istituire la seconda squadra in Seconda Categoria sono stati il Legino e il Taggia.

Dando un'occhiata ai risultati maturati sul campo, le prospettive non appaiono certo delle migliori, dato che i giallorossi e i savonesi hanno portato a casa rispettivamente 4 e tre punti nel corso del girone di andata (tre del Taggia arrivati proprio nel match del Ruffinengo), a dimostrazione delle reciproche difficoltà incontrate nel computo della stagione.

Chiaro, i risultati non possono essere l'unico parametro sul quale valutare un progetto tecnico, ma può essere la Seconda Categoria, rispetto al canonico campionato Juniores, il palcoscenico adatto a giocatori under 20 per accrescere il proprio bagaglio tecnico?

La risposta probabilmente è no, ma al contempo bisogna valutare un secondo aspetto non trascurabile: la possibilità di far disputare ai ragazzi delle varie cittadine un campionato comunque federale. Se l'intento fosse questo, permettendo così a più giocatori di avvicinarsi al mondo del calcio, anche quelli magari meno dotati tecnicamente, non si potrebbero di fatto muovere critiche alla scelta portata avanti dal massimo organismo calcistico.

A fine stagione la Federazione potrà analizzare la questione con la dovuta serenità, a patto per che le squadre B non si trasformino in tappabuchi per garantire alla Seconda Categoria un numero di formazioni partecipanti quanto meno accettabile, dopo l'emorragia di iscrizioni avvenuto negli ultimi anni.

Lorenzo Tortarolo