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Calcio | 19 aprile 2020, 14:42

Il racconto di Salvatore: “Così ritorno alla vita, dopo cinquanta giorni di malattia”

Fiumanò, chiavarese, è il vice presidente della Virtus Entella: “Da ieri sono ufficialmente guarito: anche il secondo tampone è negativo. In un mese e mezzo ho vissuto il momento più brutto e poi il più bello della mia esistenza”

Il racconto di Salvatore: “Così ritorno alla vita, dopo cinquanta giorni di malattia”

Vivere il momento più brutto e poi il momento più bello della propria esistenza, nello spazio di appena cinquanta giorni. Può succedere anche questo, quando c’è di mezzo il Coronavirus, quando passi dalla disperazione alla battaglia, dall’ansia alla felicità, dall’angoscia al sollievo. Quando non riesci più a tirare un respiro vitale e poi, grazie al cielo, puoi di nuovo tirare boccate profonde: boccate piene d’ossigeno, di ritrovata speranza, di vita che ricomincia. 

La storia di Salvatore è racchiusa qui dentro: cinquanta giorni per sconfiggere il maledetto virus, per arrivare a raccontare che il Covid-19 è finalmente una parentesi, una vicenda da ricordare, ma pure da prendere a calci, allo stesso tempo, per non vedersela mai più davanti. 

Lui, Salvatore Fiumanò, è un imprenditore di Chiavari, molto conosciuto e molto stimato. Lavoratore, impresario attraverso la sua azienda di costruzioni e di edilizia che dà impiego a parecchie persone, padre di famiglia, figlio a sua volta, dirigente appassionato della Virtus Entella di calcio, la squadra di serie B di cui è vicepresidente. 

Oggi, dopo più di un mese e mezzo trascorso fra termometri, antipiretici, telefonate, consulti medici, isolamento e tamponi, può dire di esserne ufficialmente uscito. Gli è stato comunicato il secondo esito negativo del test: la malattia è andata via. I sanitari hanno pronunciato quella parola che è musica, per lui, per la sua famiglia, per tutte le persone che gli vogliono bene, per la società biancoceleste, per chiunque sia in cerca di messaggi di speranza: “Sei guarito. Basta, non hai più nulla. È finita, Salvatore”. 

Rimangono il calvario, quelle infinite giornate trascorse a letto, nel chiuso di una stanza, senza la possibilità di veder nessuno, ma, al tempo stesso, senza mai smettere di pensare a tutti: “Perché - racconta Fiumanò - la prima preoccupazione non è stata tanto per me, quando ho saputo di esser stato contagiato. È stata per mia mamma Domenica, che ha 71 anni, per mia moglie Anna e per mio figlio Anthony, che appartiene alle categorie protette e, quindi, è una persona particolarmente debole. Sono stato in piena e completa ansia per loro. E se io ce l’avessi fatta e loro no?”. 

Per fortuna, è andato tutto bene: “La mamma ha avuto pure lei il Covid, ma lo ha superato, lottando quanto e più di me, e anche mia moglie. Anthony, in quanto persona ‘vulnerabile’, è stato immediatamente sottoposto al protocollo preventivo, ma per fortuna è sempre risultato negativo, come il resto di tutta la mia famiglia. Siamo stati bravi, appena avute le prime avvisaglie di Coronavirus, ad andare in isolamento, fermando la catena del contagio dentro casa nostra, cosa di cui ringrazio infinitamente mia moglie”. 

Tutto inizia ai primi di marzo: “Domenica 8 marzo, giochiamo in casa contro l’Ascoli a porte chiuse, vincendo per 3-0. Una grandissima soddisfazione, per quanto in uno stadio e in un contesto irreali. Il giorno dopo, inizio ad avere un po’ di mal di gola. Mi spuntano delle placche: ma è una cosa che mi succede spesso, avverto il dottore e mi prescrive il solito antibiotico. Mai più avrei potuto immaginare che si trattasse d’altro”. 

Di solito, però, tutto si conclude in pochi giorni: “Stavolta no. Invece di migliorare, ho iniziato a peggiorare. Febbre sempre più alta, tosse sempre più intensa. Ho cominciato a preoccuparmi. Abbiamo avvisato l’Asl 4, è stato attivato il protocollo. Qualche giorno dopo, anche a seguito di un contatto con il medico di famiglia, sono arrivati a casa i sanitari per farmi il tampone”. 

L’esito è stata la doccia fredda: “Positivo al Coronavirus. Il momento veramente più brutto della mia vita. È qui che ho avuto più paura: per la mamma, mia moglie e per Anthony, ma anche per tutta la famiglia. Siamo stati riforniti di tute monouso, di mascherine, di tutti i dispositivi per la protezione individuale, e di questo devo infinitamente ringraziare il Centro Benedetto Acquarone, che non ci ha lasciati soli un attimo, insieme al personale dell’Asl 4, che ci ha sempre telefonato a giorni alterni, per sapere come procedesse il decorso”. 

Il Covid, parole di Fiumanò, “è una malattia bastarda. Certi giorni ti sembra di stare meglio, pensi che ne stai uscendo fuori. Poi ti aggravi nuovamente. È una continua altalena. Fa malissimo al fisico, ma per come l’ho vissuta io, fa male ancor di più dal punto di vista psicologico. E poi, io sono una persona molto attiva: è stata durissima stare rinchiusi per cinquanta giorni, senza vedere nessuno. Mi facevano però piacere le voci che arrivavano dalle altre stanze, quelle mi hanno tenuto tantissima compagnia”. 

Giornate infinite, poi Salvatore a poco a poco ha preso a migliorare. Il primo tampone ha dato esito negativo, il secondo pure. Anche le notizie sui familiari sono arrivate, ed erano tutte buone: “Le nostre preghiere sono state ascoltate. Sentire che ero guarito, ecco questo è stato il momento più bello della mia vita. Perché ora ricomincio a vivere”. 

Così, Fiumanò non ci ha pensato un attimo: la prima cosa che ha fatto è stato prendere carta e penna e scrivere una bellissima lettera aperta, che la Virtus Entella ha pubblicato sul proprio sito ufficiale. “Avevo un grande bisogno di ricevere questo messaggio di speranza e lo voglio condividere e trasmettere a tutti. Perché in questi giorni non mi sono mai sentito solo. Per il sostegno della mia straordinaria famiglia, ma anche per la presenza costante della Virtus Entella, una seconda bellissima famiglia, che mi è stata vicina ogni giorno. Dal presidente Gozzi a ogni membro del gruppo della prima squadra, del settore giovanile, della sede: tutti mi hanno scritto e telefonato, regalandomi forza e conforto. Senza dimenticare gli amici delle altre società, i numerosi giocatori e tecnici che non sono più in biancoceleste, chi mi ha regalato un pensiero senza neppure conoscermi. E poi, i tantissimi chiavaresi che mi hanno dimostrato vicinanza e attenzione con una sensibilità che in alcuni momenti, vi confesso, aiuta come una medicina. Grazie a tutti dal profondo del cuore. Ripartiremo più forti e uniti”. 

Intanto, “in questo momento così difficile per tutti, cerchiamo di restare al fianco della nostra comunità. Entella nel Cuore si è associata al Comitato Assistenza Malati del Tigullio in una campagna di raccolta fondi a favore dell’Asl 4 e dei suoi assistiti. La campagna è stata intitolata ‘Compriamo ciò che serve’, perché cerca di muoversi a seconda delle necessità che si profilano a mano a mano che il tempo passa, e si evolve la situazione sanitaria. In poche settimane sono stati raccolti oltre duecentomila euro. Sono stati acquistati sei ventilatori per la terapia intensiva di Sestri Levante, mascherine per gli operatori sanitari, un’apparecchiatura per la diagnosi veloce e in loco su tampone faringeo , migliaia di test sierologici che sono stati messi a disposizione dell’Asl e dei medici di famiglia. Adesso stiamo valutando l’acquisto di attrezzature per la sanificazione degli ambienti ospedalieri, in primo luogo le sale operatorie. Cerchiamo di agire seguendo le necessità e se possibile anticipandole. È importante continuare a donare mediante bonifico bancario sul conto ‘Compriamo ciò che serve’, appositamente creato per questa campagna”.

Oggi, Salvatore ha messo il naso fuori di casa, per la prima volta dopo cinquanta giorni: “Che mondo ho trovato? Completamente stravolto. Io finora lo avevo visto solamente in televisione. Le file, le persone in giro con guanti e mascherine, le distanze sociali. Tutto giusto, ci mancherebbe. Per quello che ho passato io, ve lo posso dire senza dubbi: uscite il minimo indispensabile e state attentissimi, perché il Covid è una malattia veramente cattiva. E dobbiamo essere, nella Fase 2, ancora più bravi e disciplinati, altrimenti sarà un attimo tornare di nuovo a essere tutti chiusi in casa”. 

Non ce lo si può permettere: “Io ho avviato qualche cantiere con alcuni artigiani, attraverso la Cila, ovvero la Comunicazione Inizio Lavori Asseverata. Ma tantissimi altri operai sono in cassa integrazione. Gli uffici contiamo di riaprirli a breve, perché pure lì si sono ammalate delle persone, ma per fortuna anche loro sono guarite. Piano piano, ci rialziamo. Questa malattia mi ha insegnato che le prime cose che contano sono la famiglia e la salute”. 

E il calcio? “Verrà molto dopo, quando si potrà. Parlano di squadre nei ritiri: se lo possono permettere in serie A, ma in serie B vedo tutto molto più difficile. Aspetto con fiducia, aspetto di poter rivedere il ‘Comunale’ pieno. Ma adesso dobbiamo pensare alla nostra salvaguardia, non conta altro”. 

Bentornato Salvatore, uomo buono e caro. Bentornato di cuore.

comunicato stampa

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