Sono cime tempestose quelle della Grotte di Frasassi-Ascoli Piceno, sesta tappa del Giro d'Italia. Il maltempo, fin qui una costante degli arrivi in quota, si abbatte sulla carovana orfana ormai di Landa, Sivakov e Dombrowski, tutti ritirati dopo le cadute di ieri.
Il maltempo dicevamo, una furia climatica che travolge la corsa a circa 100 km dall'arrivo. Niente a che vedere però con la furia agonistica di Filippo Ganna che si carica sulle spalle la sua Ineos (e gran parte del gruppo) spazzando via i sogni di gloria della maglia rosa De Marchi (arriverà con 24 minuti di ritardo dal vincitore) e trainando con sé praticamente tutti gli uomini di classifica. Davanti a loro però c'è un gruppetto di coraggiosi fuggitivi che via via perde i pezzi fino a ritrovarsi all'inizio dell'ascesa finale con tre sole unità: Mader, Cataldo e Mollema.
Il gruppo insegue e il gran finale premia Gino Mader, cuore svizzero che il giorno dopo la caduta del suo capitano (Landa) trionfa dedicandogli la vittoria e si prende pure la maglia azzurra dei GPM (onorata oggi dall'alfiere della Eolo Albanese dopo l'addio di Dombrowski). Alle sue spalle si scatena la bagarre: ci sono Ciccone e Martin, ma soprattutto Bernal ed Evenepoel. La volata per la piazza d'onore è del colombiano, poi Martin, Remco e Ciccone. La maglia bianca di Attila Valter si tinge di uno splendido rosa, in classifica generale seguono minacciosi Evenepoel e Bernal rispettivamente a 11'' e 16''.
Tutto bello? Magari. Ancora una caduta, ma non sarebbe quello il problema. Il problema è il come è arrivata: Pieter Serry investito da una ammiraglia "distratta", per non dire altro. Roba da matti, per fortuna non sembrano esserci conseguenze gravi.
Domani Notaresco-Termoli. Velocisti pronti, ma occhio a quello strappetto in salita in prossimità del traguardo che può piacere ai finisseur.