Volley - 03 febbraio 2024, 12:34

PROGETTO CAMPIONI. Il sogno di una vita diventato realtà: alla scoperta di Alice Tanase

Alice ci racconta il suo amore per la pallavolo

PROGETTO CAMPIONI. Il sogno di una vita diventato realtà: alla scoperta di Alice Tanase

Continua l’appuntamento periodico con una nuova rubrica all’interno dei quotidiani del nostro gruppo editoriale Morenews: Progetto Campioni. 

 

Paola Mascherin ci racconterà i profili dei giovani atleti più interessanti del nord ovest, per provenienza o militanza. 

 

Oggi conosciamo Alice Tanase, attualmente in forza alla Honda Oliviero S. Bernardo Cuneo. Alice ripercorre insieme a noi la sua giovane carriera, contraddistinta da un amore incondizionato per questo sport che l’ha portata a togliersi diverse soddisfazioni. 

 

Alice, come ti sei appassionata alla pallavolo?

“Quando ero più piccola facevo danza classica, anche se un po’ mi aveva stancato. Dopo il mio corso c’era il minivolley, quindi ho chiesto a mia mamma di potermi fermare e provare. L’ho fatto e non ho più smesso.”

Chi è il tuo idolo e a chi ti ispiri?

“Ti dico Gabriela Guimaraes, la giocatrice del Brasile. Mi piace molto come gioca e condivido il suo stile di vita.”

Quando hai capito di voler dedicare la tua vita alla pallavolo?

“Quando ho capito che stava diventando un impegno importante, quando ho dovuto decidere se trasferirmi e andare via di casa pur essendo molto giovane. Ho visto anche i sacrifici che faceva mia madre e le persone intorno a me per portarmi ad allenamento, per me non è mai stata una cosa scontata anche perché non mi allenavo proprio vicinissimo. Io sono di Milano e quando ho dovuto decidere se andare a giocare a Roma e finire le giovanili lì mi sono resa conto che poteva essere una cosa importante.” 

Cosa provi ad essere arrivata a giocare a questi livelli pur essendo molto giovane? 

“Soddisfazione sicuramente, sono orgogliosa di tutto il percorso che ho fatto, ci sono voluti tanti sacrifici e tanto impegno, tante rinunce. Penso di poter crescere ancora tantissimo e spero di guadagnarmi ancora più spazio.”

Cosa ti piace della pallavolo?

“L’adrenalina che ti da una partita, è una cosa a cui noi giocatori facciamo fatica a rinunciare. Lo sport ti da un'adrenalina che in una vita normale fai fatica a ritrovare in qualcosa, e questo è sicuramente ciò che mi piace di più. Le emozioni che provo quando gioco, sia quando vinco che quando perdo, bisogna saperle gestire ma è ciò che più mi piace dello sport.”

Cosa alimenta la tua passione per questo sport?

“Non saprei dire esattamente che cosa perché lo faccio da tanto tempo. Giocare è letteralmente la mia vita, avere un obiettivo da raggiungere ogni settimana e poi mi piace vincere. Odio perdere ma più di tutto mi piace vincere.”

Cosa provi quando scendi in campo?

“Per i primi minuti agitazione poi un po’ di cattiveria, sano agonismo. Voglia di vincere e di far bene. Un misto di emozioni come la gioia di stare in campo con le mie compagne ed esultare dopo un punto. Tante emozioni in base ai vari momenti della partita.” 

Che significato hanno per te la vittoria e la sconfitta? 

“La sconfitta è l’aver fallito in determinate cose, non essere riuscita a mettere in campo tutto ciò che avresti voluto. Ma si ritorna in palestra e si lavora su ciò che non ha funzionato per migliorarsi. La vittoria è l’opposto, è la soddisfazione di aver giocato nel miglior modo possibile di quel giorno, è il coronamento del lavoro fatto in palestra in settimana.”

Come consigli di superare i momenti bui?

“Sono convinta che i momenti bui facciano parte della carriera e della vita di ogni persona. Io personalmente me li vivo proprio, non cerco di distrarmi ma li affronto, provo a capire cosa non sta funzionando e cosa potrei fare diversamente, con la consapevolezza che, come tutti i momenti no, prima o poi finiranno. Cerco di imparare da essi, secondo me far finta di niente è inutile perché prima o poi torneranno.” 

Come vivi lo spogliatoio?

“In modo molto allegro e spensierato, quando entro in spogliatoio prima dell’allenamento mi piace scherzare con le mie compagne, e mi piace l’idea che quando non è andato nel migliore dei modi quello che è successo in palestra rimanga in palestra. Mi piace che ci sia sempre un clima sereno.”

Cosa è servito per arrivare dove sei ora?

“Quello che un po’ mi ha aiutato ad arrivare fino a qui è quello che mi hanno sempre detto tutte le persone che hanno lavorato con me, ossia che sono quel tipo di giocatore che cerca di scuotere le compagne e di tirale su in un momento magari poco tranquillo. Mi è sempre stato detto che sono una persona che porta molta grinta e credo che questa cosa un po’ mi caratterizzi.”

Pensi di essere nata con un talento?

“Non penso di essere quel tipo di giocatrice con un talento, penso piuttosto di aver avuto la possibilità di provare a capire che magari ero portata per questo sport più di quanto lo possa essere qualcun altro. Nella pallavolo sicuramente ci sono fenomeni dal talento straordinario ma non penso di essere io. Credo di aver lavorato molto su questa mia predisposizione.”

Cosa pensi che possa comunicare lo sport alle nuove generazioni? 

“L’impegno di focalizzarsi su un obiettivo, di coltivarlo, di sognarlo, di non abbattersi alle prime difficoltà. Lo sport ti insegna molto il valore della costanza perché serve come in qualsiasi altro obiettivo della vita. Inoltre penso che sia salute quindi consiglio a tutti di praticarlo. Oltretutto ti educa a livello personale e ad affrontare determinate difficoltà.” 

Com’è ricevere la prima chiamata in Nazionale?

“All’epoca non sapevo gestire bene le mie emozioni, ero piccola, tornassi indietro sicuramente le gestirei in maniera diversa, però sicuramente bellissimo. È sempre stato un onore indossare la maglia azzurra, rappresentare il mio paese e partecipare alle competizioni è per me una grande responsabilità.”

Cosa diresti a chi ha il tuo stesso sogno?

“Di buttarsi, magari di prendere anche scelte azzardate. Di non rimanere nella propria confort zone e di provarci.”

Il ricordo più bello che hai della tua carriera?

“La vittoria del Mondiale e la vittoria dell’Europeo con la Nazionale. È il massimo che a livello di titolo io abbia raggiunto fino ad oggi, pur essendo giovanile a livello di competizione è la più importante secondo me. Le ho raggiunte entrambe con lo stesso gruppo, l’emozione che ti da, l’ambiente che si crea, come vivi la competizione e vedere tutte le squadre che ci sono intorno, sono state due esperienze meravigliose. Poi ero piccola ed era tutto un po’ amplificato, ma sicuramente il ricordo che mi porto dentro è il più bello di tutti.”

 

Paola Mascherin

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