Calcio - 17 dicembre 2025, 12:24

Da Cisano all'impero crypto, Paolo Ardoino vuole tutta la Juve. Il sindaco Niero: "Avrei preferito comprasse la Samp"

L'ironia del primo cittadino di Cisano sul Neva, paese natale di Ardoino, dopo l'offerta di Tether all'assalto della Vecchia Signora

Paolo Ardoino e Massimo Niero

Paolo Ardoino e Massimo Niero

Su Wikipedia non c'è ancora una pagina in italiano dedicata a Paolo Ardoino, il cisanese che dalla provincia è balzato alla guida di un impero da 35 miliardi di utili. L'assenza nel panorama nostrano dell'enciclopedia libera la dice lunga su come, in Italia, il suo nome sia emerso con prepotenza soltanto dopo le manovre collegate alla Juventus, mentre sino a poco tempo fa era una celebrità quasi esclusivamente fra gli esperti della finanza internazionale anglofona.

Anche con Cisano sul Neva, il suo paese natale, il legame sembra essersi affievolito, mantenuto in vita soltanto dalla presenza dei genitori che continuano a condividere i ritmi del borgo ligure. Eppure, la sua parabola è quella classica del self-made man digitale: ricercatore all'Università di Genova con una paga tutt'altro che incoraggiante, ha lasciato l'Italia nel 2013 per inseguire il sogno di una startup, fino all'incontro fatale con il mondo cripto che lo ha reso, stime alla mano, il ligure più ricco d'Italia e del mondo.

"Mio figlio è una persona semplice, un grande lavoratore", racconta mamma Graziella Siccardi, ex direttrice d'asilo, descrivendo un uomo ben diverso dallo stereotipo del raider finanziario. Dietro i miliardi, assicura, c'è ancora il ragazzo che studiava quando nessuno ci credeva e che oggi supporta progetti sociali in silenzio. A Cisano sul Neva, per ora, non c'è traccia del suo passaggio o del suo "tocco" da quando è iniziata l'avventura di Tether. Nata nel 2014, la società è il motore di una macchina da soldi: il core business è la stablecoin USDT, gettone digitale ancorato al dollaro usato globalmente per scambiare criptovalute bypassando le banche.

Con 180 miliardi di dollari in circolazione, Tether ha smesso di essere solo un'infrastruttura tecnologica per diventare, di fatto, un gigantesco hedge fund. Il meccanismo è semplice e micidiale: l'azienda incassa dollari dagli utenti e li investe in titoli di Stato americani, oro e Bitcoin. Grazie all'aumento dei tassi d'interesse, quei depositi hanno generato una montagna di denaro: 35 miliardi di utili in tre anni. Una cifra monstre, superiore a quella di molti colossi della Silicon Valley.

Mentre Tether diversifica – dalle miniere in Canada all'agricoltura in Argentina, fino all'intelligenza artificiale – e Ardoino spinge l'acceleratore sulla Vecchia Signora, una tegola arriva dagli analisti di S&P Global Ratings. L'agenzia ha recentemente declassato la stablecoin USDT da "4 - Constrained" a "5 - Weak", il livello più basso di stabilità. Che cosa preoccupa il rating? La propensione al rischio. Secondo il report, la cassaforte di Tether ha cambiato volto: la quota di asset volatili (Bitcoin, oro, corporate bond e prestiti poco trasparenti) è schizzata dal 17% al 24% delle riserve, mentre i rassicuranti titoli di Stato USA sono scesi al 75%. Il problema è matematico: il "cuscinetto" di sicurezza di Tether è solo del 3,9%. In parole povere: se il castello dovesse crollare, Tether potrebbe trovarsi in "sottocollateralizzazione", non avendo più abbastanza dollari reali per coprire ogni gettone emesso.

A questo si aggiunge la geografia legale: nel 2025 la sede è stata spostata a El Salvador, sotto l'ala del presidente "cripto-friendly" Bukele. Una mossa che S&P giudica negativamente, perché il quadro regolatorio salvadoregno è considerato meno robusto e trasparente di quello USA o UE. Critiche che Ardoino respinge al mittente con il piglio da combattente: "Non hanno la minima idea di come funziona Tether, rappresentano la vecchia finanza che ha paura del cambiamento".

Ma più che lo spread o i rating, è il calcio ad aver acceso i riflettori italiani su di lui. Se il socio Giancarlo Devasini (un passato da chirurgo plastico abbandonato per l'imprenditoria informatica) resta nell'ombra, Ardoino (classe 1984, ingegnere cresciuto a pane e codice) ci ha messo la faccia.

Tether è all'11,5% della Juventus e l'obiettivo da tempo dichiarato è prendersela tutta. "Sono cresciuto guardando la Juve affrontare successi e avversità; ho imparato da loro la resilienza", ha detto Ardoino. L'offerta presentata a Exor, però, è stata rispedita al mittente. E non solo per questioni di principio. Gli analisti finanziari hanno giudicato la proposta d’acquisto — circa 1,1 miliardi di euro per l'intero pacchetto — decisamente al ribasso. Una cifra "timida", che ignora il valore strategico degli asset immobiliari (a partire dall'Allianz Stadium) e che non appare sufficiente di fronte ai benchmark internazionali: Forbes, infatti, valuta la società bianconera 1,9 miliardi di euro.

Cisano sul Neva resta sullo sfondo. Il sindaco Massimo Niero prova a prenderla con ironia: "Da sampdoriano, vedendo la mia squadra così in crisi, avrei preferito comprasse la Samp". Poi, però, ammette la distanza: "La mamma Graziella è sempre molto partecipe, ci ha dato una grossa mano con l'asilo nido. Paolo Ardoino qui non si vede. Ci piacerebbe potergli dare un riconoscimento come cisanese, ma per ora non siamo riusciti a cogliere la sua attenzione".

Pare che Ardoino abbia declinato anche l'invito a un recente evento sulla finanza etica nel Savonese. L'uomo che vuole comprare la Juventus, per ora, preferisce concentrarsi su Torino e sul braccio di ferro con Elkann. 

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU