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Calcio | 13 novembre 2015, 18:16

Iniziative Virtuose: Le generazioni del silenzio si interrogano sul"micoren"

Iniziative Virtuose: Le generazioni del silenzio si interrogano sul"micoren"

"Noi all'epoca eravamo più ingenui, mentre oggi di certo i ragazzi sono nettamente più informati sugli eventuali rischi. A volte sono anche preoccupato ( la mia, specifico, è una sorte di paura generica) per i farmaci che ho preso o che mi hanno dato". Chiaro: l'argomento è il doping. Un tuffo nel passato con un allarme più o meno velato incentrato sul presente: la riflessione è firmata daBeppe Bergomi (1963) l'ex difensore e capitano dell'Inter e della Nazionale (fu campione del mondo nel 1982) davanti ai microfoni della RSI (la tv della Svizzera italiana) in occasione di un convegno sull'intreccio sport, doping e giovani tenuto ii occasione dell'Expo di Milano. Venti anni di Inter: esordio nel 1979, fine di un'avventura lunga 519 partite in nerazzurro il 23 maggio 1999 in Inter-Bologna. Poi Bergomi ha circostanziato il senso di quelle parole affidate alla Gazzetta dello Sport: "Mi riferivo al Micoren: quando ho iniziato a giocare ci davano sempre 2 o 3 palline di color rosso e ci dicevano che servivano a spaccare il fiato. Poi si è scoperto che è una sostanza dopante e pericolosa". Molti calciatori del passato hanno più volte denunciato di averlo preso, come Fabio Capello e Cesare Prandelli ad esempio. Il Micoren è uno stimolante cardiovascolare: fu tolto dal mercato nel 1985 perché nocivo a livello cardiaco e nervoso. L'incubo farmacologico che affiora dal passato  era dunque pericoloso e probabilmente dopante, ed ha accompagnato l'attività agonistica di ben tre generazioni di calciatori. A far squillare il campanello d'allarme sul rapporto mai troppo limpido, a volte perverso, tra l'uso dei medicinali e il mondo del pallone era stato anche Giovanni Galeone (1942) : «Per tutti i farmaci che ho preso durante la mia carriera di calciatore - aveva dichiarato al Tg 3Abruzzo nel 2004 - mi sento un miracolato». E oggi il “profeta biancazzurro” riconferma: «Agli inizi degli anni '60 ho preso di tutto e penso dunque che debba essere contento se sono ancora vivo. Micoren, appunto, prima della partita o anche dell'allenamento, cortecce surrenali, cortisone appena avevi un doloretto: era tutto normale e lecito, nessuno di noi pensava che potessero essere dannose alla salute, sicuramente non erano considerate dopanti. Ma hanno lasciato danni? E' questo il dubbio che continui a portarti dietro,  senza che nessuno sappia darti una risposta. Quando ho cominciato a fare l'allenatore la situazione già era cambiata, almeno nelle situazioni che ho vissuto direttamente, c'erano controlli sull'uso dei farmaci, anche se altrove le cose, sotto questo aspetto, sono addirittura peggiorate. Dei pericoli del doping nel calcio ne parlai col direttore di un quotidiano all'inizio dell'estate del '98, ma quello che dissi non fu preso in considerazione. Qualche settimana dopo vennero fuori invece le accuse di Zeman alla Juve…». Chi si porta dietro dei dubbi sugli effetti che possano aver avuto i farmaci sulla salute dei calciatori della sua generazione è pure Giorgio Repetto (1952), pescarese da quarant'anni con tre promozioni e oggi direttore generale biancazzurro. «No», dice, «io non mi sento un miracolato, ma solo perché di farmaci non ne prendevo proprio. Avevo paura dei medicinali. Certo, nello spogliatoio, anche a Pescara, giravano Micoren e cortecce surrenali. Per me era come se non ci fossero. Probabilmente non ne sentivo nemmeno la necessità: nei primi anni facevo ripetute di 300 metri migliorando i tempi di volta in volta, il professor Pontano diceva che non aveva mai visto uno col mio fisico. A Mantova, quando avevo 20 anni, l'allenatore Uzzecchini tra un tempo e l'altro ci faceva bere mezzo bicchiere di vino zuccherato, più in là prendevo una bustina di Polase dopo l'allenamento e integratore di sali minerali. Sono stato fortunato? Probabilmente sì, se penso ai tanti casi sospetti tutti da chiarire che hanno portato alla morte di calciatori sul finire degli anni '70 tra Fiorentina e Pistoiese. Chissà quanto tempo dovrà ancora passare prima di sapere la verità…». La strada da seguire per cercare certezze prova ad indicarla Gianni Staffilano, specialista in medicina dello sport, con esperienze nella Roma e nel Roseto Basket, da quattro mesi nel comitato tecnico del Ministero della salute per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute delle attività sportive: «La commissione per i controlli antidoping», dice Staffilano, «lavora da 10 anni, sicuramente ha fatto molto più di quanto succede in altre nazioni europee, ma non basta, anzi negli ultimi anni c'è stato un passo indietro. In serie B i controlli sono diminuiti del 60/70%, capita pure che un medico radiato dal Coni per il doping (è il caso di Santuccione) non venga sospeso dall'Ordine. In generale occorre anche un salto di qualità, magari il passaporto biologico, potenziando formazione e informazione già nelle scuole. E soprattutto, al di là della repressione, dobbiamo capire cosa andare a trovare di fronte alle continue novità che arrivano dal mondo farmaceutico. Loro sono sempre avanti, è questa la battaglia da vincere».Gianfranco Beltrani, specialista di medicina sportiva e consigliere nazionale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) ha recentissimamente spiegato a Wired in cosa consisteva il Micoren : " Si trattava fondamentalmente  di un analettico respiratorio, che veniva prescritto in caso di asma e pressione bassa di un farmaco e che quindi che migliorava la respirazione, ma che presentava anche forti effetti collaterali, almeno a breve termine: vasocostrizione, tachicardia e problemi a livello cardiaco e cardiocircolatorio. Nonostante i rischi dunque, negli anni '60, ’70 e ’80 il Micoren era considerato innocuo, ed è stato utilizzato massicciamente in campo sportivo, e in particolare nel mondo del calcio. Solo nel 1985 è stato tolto di mezzo dalla legge antidoping, e la sua storia oggi rimane legata ad alcuni degli scandali più famosi del calcio italiano. Come quello della Fiorentina del ’70-’76, la rosa di cui ben sei giocatori sono morti prematuramente forse per colpa di farmaci e trattamenti assunti su consiglio della società, e per questo finita al centro di un processo, conclusosi però con un nulla di fatto. Sugli effetti a lungo termine del Micoren infatti anche oggi si sa ben poco. Quel che è certo è che, come racconta chi ha giocato nella serie A di quegli anni, se ne assumevano dosi elevatissime: anche due pasticche prima di ogni partita, almeno nel periodo invernale.“Quella tra società sportive e antidoping a volte sembra una battaglia tra guardie e ladri e ogni anno il Wada (World Anti-Doping Agency) aggiorna la lista con nuove sostanze dopanti, e spesso le squadre cercano subito di trovare nuovi trattamenti legali cui sottoporre i giocatori. Non sempre a mio parere si tratta di un approccio etico, perché ogni sostanza o trattamento che fornisce un miglioramento delle performance sportive andrebbe definito come doping. La distinzione effettivamente non è facilissima da fare. È assolutamente lecito per esempio prendere farmaci per risolvere una situazione anormale, come assumere ferro per le donne durante le mestruazioni, integratori per atleti che sudano molto, o vitamina D in caso di carenze, ma diventa doping se questi farmaci, anche senza danneggiare la salute, forniscono un vantaggio agli atleti. Tutte le sostanze anche quelle apparentemente più innocue, possono causare un danno alla salute.Il magnesio – sottolinea per esempio può dare diarrea, e anche integratori di proteine e diete scorrette alla lunga possono procurare danni ai reni. Il consiglio insomma, come ha ricordato giustamente Bergomi, è quello di preferire allenamento serio e una vita sana a sostanze e trattamenti che potrebbero danneggiare la salute. Prima di assumere qualunque sostanza, o di provare una dieta fai da te, bisognerebbe inoltre rivolgersi ad un medico specializzato in medicina sportiva, per accertarsi che sia adatta alla propria situazione, e allo sport praticato.”.

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