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Calcio | 08 febbraio 2016, 20:06

Calcio. Iniziative Virtuose: la "normalizzazione" di una promessa

Calcio. Iniziative Virtuose: la "normalizzazione" di una promessa


Quello che riguarda le prestazioni di Mattia De Sciglio terzino nel Milan e nella nazionale italiana è un dilemma all'altezza del notorio "essere o non essere" di shakespeariana memoria: l'amletico protagonista è proprio il giovane difensore classe '92 dei rossoneri, una sorta di "Dr Jekyll e Mr Hyde", se vogliamo rimanere nei canoni dell'alta letteratura, citando questa volta Sir Robert LouisStevenson, quando si tratta di scendere in campo con l'Italia rispetto a quando è il Milan la squadra ad essere rappresentata. Troppa la discrepanza tra le partite disputate con gli azzurri di Antonio Conte, nelle quali non ha certamente brillato per intraprendenza, ma ha sempre e comunque fatto il suo sull'out sinistro della difesa , e i match nei quali scende in campo con la maglia rossonera, quasi sempre sull'out destro, dato che Abate ed Antonelli le hanno finora giocate quasi tutte: non può essere solo un questione di fascia, visto che comunque è capitato anche nel Milan di scendere in campo sul lato mancino, come in Nazionale sulla destra. Sembra più un problema caratteriale, dovuto ad una sottospecie di forma di ansia che lo condiziona pesantemente nei rossoneri: rispetto agli esordi infatti, nei quali forse troppo affrettatamente era sorto un paragone con un certo Paolo Maldini, il terzino di Milano sembra spesso spaurito, spaventato, a tratti agitato. Una situazione particolare per un giocatore del quale sin dalle prime partite si era elogiata la tranquillità, il senso della posizione e la capacità di essere avvezzo, quasi per una dote innata, ai grandi palcoscenici. Eppure in questa stagione gli è toccato spesso partire dalla panchina: una consuetudine ormai. In un certo senso però anche un'ammissione, da parte del tecnico serbo Mihajlovic che lo allena: la giovane promessa del 2011 ha subito un processo di "normalizzazione", è diventato come gli altri, quindi come gli altri va in panca se non al meglio fisicamente o se i concorrenti di ruolo danno più garanzie. Sicuramente non è facile giocare nel Milan negli ultimi anni: la pressione, soprattutto a San Siro, è molto forte. A confronto, le escursioni in Nazionale sono quasi una panacea per il nostro numero 2: per uno dei difensori italiani più promettenti dell'ultimo lustro però, tanto da scatenare l'interesse del Real Madrid, questa tendenza a non riuscire a gestire al meglio la tensione può essere un ostacolo insormontabile. Perchè, per poter giocare nei top club, il carattere è fondamentale: De Sciglio ha dalla sua l'età, e tutto il tempo necessario per dimostrare di averlo. Ma Milanello è un paese per giovani? Da Pato in avanti tanti nuovi talenti sembrano aver perso la strada. Per gli altri, invece, è perfino difficile ritagliarsi uno spazio. Eppure doveva essere il Milan di De Sciglio. Bene, il ragazzo dopo un impatto formidabile con la Serie A, ha smarrito il sentiero. Che fine ha fatto quello spavaldo diciottenne che prendeva la scena nel Milan che era ancora di Ibra e Nesta? Inghiottito da un vortice di insicurezze personali e dell’ambiente che lo ha fagocitato e risultato cambiato, triste : innescando un trend innegabilmente negativo. Dopo tre anni di Milan lo troviamo meno incisivo ma, soprattutto, meno sicuro. Questo è il particolare che preoccupa maggiormente. Se ci pensiamo bene la stessa cosa era accaduta con Pato. Straordinario e trascinante negli anni della più verde giovinezza, assente e perfino indolente al momento della prevista consacrazione. Un capitale umano ed economico dissolto in poco tempo e senza la reale comprensione di cosa possa essere davvero accaduto. Anche Il faraone El Shaarawy del resto stava purtroppo vivendo una condizione difficile. Prima l’infortunio al piede, poi il trasferimento al Monaco. Una compilation di occhi bassi e sguardi sfuggenti che lascia intravedere chiaramente malessere e insicurezza. Poi la resurrezione nella Roma di Spalletti, il colpo di tacco all'esordio e nuovamente gli applausi ed i commenti positivi. Che abbiano sentito entrambi il peso insostenibile di dover risollevare il Milan quasi da soli? Di sicuro l’ambiente rossonero non è più l’isola felice che fece sbocciare naturalmente Kakà al cospetto di una concorrenza straordinaria. Le idee non sono chiare e anche i ragazzi, perchè questo sono, hanno bisogno di una base umana quanto tecnica. Spronarli, perdonargli tutto, stimolarli, che fare? L’ideale probabilmente sarebbe costruire una rosa competitiva e affiatata in grado di ricostruire ex novo un’atmosfera vincente a Milanello. Tra prestiti secchi, epurati e cavalli a fine corsa i giovani talenti, non ancora campioni, rischiano di smarrirsi. Nessuno nel calcio vince o perde da solo. In particolare nella sfida della maturazione.

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