E' morto a 83 anni Sergio Viganò, una dei massaggiatori (seppur il termine sia riduttivo) più iconici nella storia del calcio italiano.
Legato a doppio filo con Roberto Mancini, Viganò fu premiato accolto ad Albenga dai "Fieui di Caruggi", con tanto di immancabile firma sulla piastrella del muretto.
A favorire l'incontro fu mister Pietro Buttu, capace di costruire nel corso del tempo un legame saldo, anche fuori dal campo, con l'ex "masseur" di Sampdoria, Inter e City.
Riproponiamo alcuni passaggi dell'intervista rilasciata a Svsport proprio all'interno della caratteristica cantina di Vico del Collegio.
"Devo ringraziare - esordì Vigano - Pietro Buttu per avermi accompagnato in questo posto unico, così come i Fieui di Caruggi per la splendida accoglienza che mi hanno saputo riservare. Raramente i miei occhi hanno visto uno spettacolo del genere".
Mio padre fu un esempio ma la prima esperienza importante arrivò con l'Alessandria. Da lì fu un continuo crescendo fino ad arrivare in società importantissime come Sampdoria, Lazio, Inter e Manchester City. Fin dalla giovanissima età mi resi conto di avere questo talento tre le mie mani e con grande passione e impegno ho provato a coltivarlo giorno dopo giorno.
Ai ragazzi di oggi faccio sempre una battuta: senza la corrente elettrica non saprebbero nemmeno da che parte iniziare. Certo, oggi le tecnologie danno un grosso aiuto, ma avere la giusta manualità ti permette di lavorare sicuramente meglio su qualsiasi tipo di infortunio muscolare. Ovviamente mi sono aggiornato, studiando anche sui libri e frequentando corsi di anatomia, ma il lavoro pratico è stato fondamentale per lo sviluppo della mia carriera".














