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Calcio | 06 gennaio 2023, 10:42

La Sampdoria e il mondo del calcio piangono Gianluca Vialli: addio al bomber dello Scudetto blucerchiato

A 58 anni addio allo storico campione, spentosi a Londra dove era ricoverato per un tumore al pancreas

Foto FIGC

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Gianluca Vialli non c'è più. Il 6 gennaio 2023 è un giorno triste per il mondo dello sport, per quel calcio a cui ha dato tanto e per quella Sampdoria a cui ha legato indissolubilmente il suo nome. A Londra, vinto da quel maledetto tumore al pancreas con cui aveva imparato a convivere, se n'è andato un pezzo di quella meravigliosa epoca d'oro blucerchiata culminata con lo Scudetto e che sfiorò l'estasi del trionfo europeo in una notte di primavera a Wembley.

Nato a Cremona il 9 luglio del 1964, cresciuto calcisticamente dalle parti di casa sua (Pizzighettone e Cremonese le prime maglie che ha indossato), Vialli arrivò a Genova nell'estate del 1984. Con la maglia blucerchiata fu l'inizio di una storia d'amore mai conclusa: era l'epoca della Sampd'Oro di Paolo Mantovani, un secondo padre per i ragazzi di quella squadra che sotto la sua ala diventarono prima di tutto uomini oltre che calciatori vincenti capaci di trionfare in Italia e in Europa. 

Lo storico scudetto del 1991 è il coronamento di un percorso che ha portato nella bacheca di Gianluca anche tre Coppe Italia e una Coppa delle Coppe vinta nella magica notte di Goteborg contro l'Anderlecht grazie proprio ad una doppietta del bomber con la maglia numero 9. In quegli anni nacque l'amicizia fraterna con Roberto Mancini. Vialli e Mancini, per tutti i gemelli del gol, gli uomini simbolo di un sogno trasformato in realtà il 19 maggio 1991 quando la Sampdoria di Vujadin Boskov (altro insostituibile punto di riferimento per Gianluca) in un "Ferraris" gremito batté 3-1 il Lecce (di Vialli il terzo gol) laureandosi campione d'Italia. Un anno e un giorno dopo, il 20 maggio 1992, a Wembley la grande delusione: la Coppa dei Campioni persa in finale contro il Barcellona, le occasioni sciupate, una su tutte quel pallonetto su Zubizarreta che beffardo terminò fuori di poco. Nei supplementari il missile di "Rambo" Koeman a spezzare i sogni di un popolo intero: "Piansi per una settimana intera" confiderà anni dopo Vialli. 

Ma il 1992 è anche l'anno del trasferimento alla Juventus per una cifra record, 40 miliardi di lire più i cartellini di Bertarelli, Corini, Serena e Zanini. Un addio rinviato il più possibile dal giocatore, che già ai tempi della Cremonese disse no alla Vecchia Signora. Quel no che non poté dire a Mantovani una volta che il presidente gli comunicò la chiusura dell'affare. A Torino vincerà la Coppa UEFA, un'altra Coppa Italia, lo Scudetto e soprattutto la Coppa dei Campioni alzata da capitano nella notte di Roma. E come quattro anni prima, un nuovo trasferimento segue la finale della massima competizione europea: questa volta in direzione Inghilterra. Il Chelsea, ma soprattutto Londra, diventano la sua nuova casa. Un'esperienza vincente come giocatore ma anche nell'inedito ruolo di player manager, che lo porterà a collezionare una F.A. Cup, una Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. Da allenatore vivrà anche una stagione alla guida del Watford, partita con ambizioni e conclusa senza sussulti.

Con la Nazionale un rapporto di amore e odio. Alle prime apparizioni sotto la guida del ct Bearzot segue l'avventura con l'Under 21 di Azeglio Vicini, il ct che lo porterà con sé agli europei del 1988 e soprattutto al mondiale delle notti magiche, Italia '90, disputato al di sotto delle grandi attese riposte in lui. Chiuderà il suo percorso da calciatore in azzurro (59 presenze e 16 reti) sotto la guida di Arrigo Sacchi. Nel 2019 la nomina a capo delegazione della Nazionale allenata dal "gemello" Roberto Mancini, insieme si toglieranno la soddisfazione di conquistare a Wembley quell'Europa che anni prima proprio nello stadio più importante d'Inghilterra gli era sfuggita con addosso la maglia della Sampdoria. 

Della notte dell'11 luglio 2021 rimarrà per sempre quell'abbraccio tra i gemelli del gol, gesto di una forza travolgente capace di andare oltre la semplice gioia per una vittoria.

Roberto Vassallo

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