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Ciclismo | 02 maggio 2024, 17:30

Andora. Storie di ciclismo italiano a Palazzo Tagliaferro

Il 4 maggio la preentazione del libro "Dopo Coppi la strana crisi delciclismo italiano negli anni del boom economico"

Andora. Storie di ciclismo italiano a Palazzo Tagliaferro

 "DOPO COPPI LA STRANA CRISI DEL CICLISMO ITALIANO NEGLI ANNI DEL BOOM ECONOMICO è il titolo del bel libro di Carlo Delfino che sarà presentato il 4 maggio, ore 16.30, nella sala Consiliare di Palazzo Tagliaferro.

"Non si tratta di un romanzo - spiega l'autore - Non è un libro di statistica, non è solo un libro di storia del ciclismo post Coppi, non parla solo dei SOLITI NOTI, ma si addentra con personaggi di grande modestia e umanità, in 5 anni vissuti pericolosamente tra illusioni, conferme, prospettive e amore per il nostro sport. Sullo sfondo la scarsa presenza delle grandi giornate di gloria del ciclismo nazionale di CoppieBartali, un po' di depressione per l'evoluzione/involuzione del ciclismo ma contemporaneamente un osservatorio sulla trasformazione della società italiana verso il modesto benessere diffuso".


Insomma un bel viaggio in uno sport che fa parte del DNA della Nazione. Come dice Imerio Massignan nella presentazione: 


"Il libro ti porta indietro di 60 anni a quando il ciclismo era lo sport principale e 

la bicicletta era ancora l’unico mezzo di lavoro e di trasporto di tanti 

connazionali - scrive - Si intravvedono i primi segni di un certo benessere che stava arrivando insieme a un miglioramento delle condizioni generali del nostro Paese. Ma tra le pagine ho ritrovato soprattutto 

tanti amici. Tanti, ma proprio tanti. Qualcuno risulterà poco noto perché questo è un libro per competenti.  Mettete in conto di appassionarvi un po’ al periodo in modo da fare un buon servizio ai miei ex colleghi che, come funghi, spuntano tra le righe".

 Un viaggio fra i miti degli anni '50 e '60, in cui  ricordi e conoscenza di mescolano così come scrive Boggiano, storico del ciclismo.

"Personaggi, le manifestazioni, le curiosità, i ricordi… sono talmente numerosi e tutti stimolanti. Per me che quegli anni li ho vissuti e che in quel periodo ho maturato, grazie a mio padre, la passione per il ciclismo. Ho detto a Carlo che io avrei trattato dieci anni, dal 57 al 66, se non altro perché avrei potuto dilungarmi su altri personaggi, su altre corse. La prima cosa del libro che mi ha colpito è stata la prefazione. Ma è la seconda che scrive Imerio Massignan: Imerio è protagonista di gran parte del libro di Carlo come lo è stato del mio, è stato l’unico ciclista per cui ho fatto il tifo, poi ho avuto delle simpatie (antipatie per me nello sport è difficile averne) ma tifo come per Massignan proprio no. Alle corse, con la famiglia si andava a vedere i passaggi o le partenze o gli arrivi nelle vicinanze, in Liguria, (Giro dell’Appennino, Trofeo Laigueglia, Genova Nizza o Nizza Genova e Giro d’Italia) cercavo solo la sua maglietta di lana verde con le scritte rosse. E poi quella bianconera della Carpano. E poi quella gialla della Ignis. O quella biancoceleste che aveva indossato anche Coppi. Ogni anno cambiava squadra perché le sue squadre si scioglievano. Ed io lo cercavo sempre tra i primi, sognavo una sua vittoria, anche se lui ormai si guadagnava da vivere, faceva il gregario. Come quando aiutava Dancelli in maglia rosa sulle Tre Cime di Lavaredo con la Pepsi Cola. E se tirava il gruppo per Adorni in maglia ancora verde della Salamini Luxor. E poi ancora in bianconero per la GBC, ad aiutare uno più vecchio di lui, ancora sulla breccia, Aldo Moser.".

cs

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