/ Calcio

Calcio | 04 ottobre 2015, 12:24

Calcio, iniziative virtuose: «Da giovane promessa a calciatore vero»

Calcio, iniziative virtuose: «Da giovane promessa a calciatore vero»

Quello evidenziato sopra non è che il titolo scelto dall’Associazione “Andrea Ferri” per il convegno, realizzato in collaborazione con la Figc e l’Aiac, che si è svolto nella mattina di sabato 6 Giugno 2015 presso la Sala Conferenze del Comitato Regionale Marche.L’incontro (moderato dal giornalista Luca Regini, che contestualmente ha anche avuto modo di presentare il primo torneo di calcio giovanile dedicato alla memoria dello scomparso ed indimenticato cronista sportivo) ha richiamato una folta platea di dirigenti ed appassionati ( tra cui il Selezionatore della Delegazione Provinciale di Savona Felicino Vaniglia ed alcuni mister liguri) ed ha dato vita ad un partecipe dibattito.A fare gli onori di casa, Floriano Marziali, Coordinatore Federale Regionale del Settore Giovanile e Scolastico della Figc: nelle sue parole, un forte auspicio alla crescita culturale del’intero movimento dilettantistico, specie quello giovanile.Dopo il saluto inaugurale di Antonio Vento, vice presidente regionale dell'Aiac, la parola è passata ad un poker di relatori di indubbia esperienza, notevole carisma ed altissimo spessore umano.Presenti infatti Francesco Baldarelli, ex tecnico dell’Atletico Alma, Gianluca Fenucci, passato dalla Biagio Nazzaro Chiaravalle al Montegiorgio, Aldo Clementi, “promosso” in  Serie D con il Matelica dopo due positive stagioni al Tolentino, e Stefano Belardinelli, di ritorno da Gubbio alla Jesina per guidare la Juniores Nazionale leoncella.Il tema della crescita sportiva del giovane calciatore è stato ampiamente trattato sotto i molteplici punti di vista coinvolti, con acute riflessioni da parte degli ospiti, direttamente competenti in materia.Unanime l’opinione che si tratti di un “passaggio” molto delicato, in un’età già di per sé interessata da molteplici cambiamenti: anche lo scatto mentale di passare da un campionato con poche pressioni come quello juniores all’apparizione in palcoscenici in cui sono in ballo tanti interessi, può rivelarsi per i ragazzi causa di insicurezza e disagio.L’assoluta tendenza a privilegiare il risultato rispetto alla crescita ed al corretto sviluppo delle abilità, costringe spesso allenatori e giovani atleti a snaturare le proprie caratteristiche, a sacrificare gioco e fantasia: all’unanimità, i relatori hanno però evidenziato come tali scelte non siano obbligatorie, e che sia sempre l’etica di ognuna delle parti in causa a decidere in proposito.Approcciarsi allo Sport non dovrebbe mai trascurare la componente ludica, ma se è vero che si inizia a giocare, spesso, per realizzare i propri sogni ed inseguire la felicità, non si può prescindere dall’impegno, dal miglioramento delle proprie prestazioni e dal superamento dei propri limiti, da valori in disuso come umiltà e spirito di sacrificio, fondamentali per vivere l’esperienza sportiva in maniera completa, come terzo pilastro educativo, insieme a scuola e famiglia.Ciò deve però avvenire senza caricare di eccessive pressioni i giovani, bensì creando un clima di fiducia e serenità, non esasperando critiche e rimproveri, ma cercando sempre un’ottica costruttiva.Come spesso ricordato dal coordinatore regionale SGS Marziali, a guidare la stesura di una formazione deve sempre essere il merito e non la semplice indicazione di un anno sulla carta d’identità: tanti di questi ragazzi, sedotti e poi abbandonati dal sistema, fanno poi registrare un’altissima percentuale di abbandono una volta trascorsi i termini di utilizzo per la loro fascia d’età.I compiti di un bravo tecnico sono dunque molteplici: primo e imprescindibile, però, la corretta gestione del “capitale umano” a disposizione, con particolare attenzione alla porzione più delicata e ricca di speranze, ancora lontana dalle logiche utilitaristiche dominanti l’età adulta.Favorire momenti di confronto programmatici sulle esigenze manifestate dal sistema, come questo, per concludere, è dunque fondamentale per lo sviluppo dell’intera cultura calcistica giovanile, fermo restando che capisaldi come passione e competenza debbano sempre guidare l’operato di ogni componente del movimento, dai giocatori, ai tecnici, ai dirigenti, alle Istituzioni. Questi in sintesi alcuni degli interventi più significativi degli ospiti-relatori che si sono avvicendati.

LUCA REGINI (MODERATORE – GIORNALISTA CORRIERE ADRIATICO):”l’Associazione Andrea Ferri è nata quattro anni fa e conta circa duemila soci. Andrea, che conosceva tutto il calcio marchigiano, ci ha lasciati a 52 anni dopo una lunga e dolorosa malattia e il nostro intento è quello di ricordarlo attraverso iniziative ed eventi che portino in auge il suo nome. Il torneo è la prima delle iniziative previste, con premio in denaro da destinare ad un ente benefico scelto dalla società vincitrice. Il convegno, invece, nasce per dare un contributo al movimento calcio che ha isogno di un momento di riflessione”.

FLORIANO MARZIALI (COORDINATORE REGIONALE SGS FIGC MARCHE):”Manca un progetto giovanile pluriennale nel calcio, non è un periodo facile per questo sport e questi momenti di confronto spero servano per accrescere la cultura sportiva di tutti noi. La Federazione non è immune da critiche, io in primis avanzo le mie rimostranze quando dovute. Se non remiamo tutti nella stessa direzione, la situazione si fa ancora più complicata”.

FRANCESCO BALDARELLI ALLENATORE):”Da vent’anni alleno, quindici di questi nei settori giovanili e negli ultimi cinque ho avuto modo di conoscere le prime squadre. I giovani, quando iniziano a giocare, sono alla ricerca della felicità e questo deve essere un capisaldo di questo sport. Quando avviene il passaggio tra i grandi prende il sopravvento l’importanza del risultato e per i giovani è tutto più difficile. Possono sopraggiungere momenti di difficoltà, ma se c’è attaccamento alla maglia si superano e si prova ad andare avanti. Di sicuro oggi la situazione non è positiva, ma ciò non toglie che resta la speranza di migliorare le cose. Anche noi mister dobbiamo farci un esame di coscienza, dobbiamo essere bravi a tirare fuori il talento dai ragazzi. Ma loro, senza dubbio, devono metterci del proprio”.

STEFANO BELARDINELLI (ALLENATORE):”Tra squadre giovanili e non ci sono molte dinamiche diverse, ma alla base ci sono due caratteristiche comuni: passione e competenza. Nella Berretti del Gubbio, dove ho allenato quest’anno, abbiamo cercato di mediare tra sogno e realtà, ponendo lo sport come terzo pilastro dopo famiglia e scuola. Ho sempre pensato che nulla sia dovuto nel calcio, neanche ai ragazzi, che devono sudarsi il posto come tutti. Di certo noi mister abbiamo bisogno di tempo per lavorare, ma non sempre c’è coerenza tra quello che si dice e quello che si fa. Se si privilegia solo il risultato è una chiara scelta societaria, noi mister dobbiamo decidere se accettarla o meno”.

ALDO CLEMENTI (ALLENATORE):”Ho avuto la fortuna di lavorare in du società, Vigor Senigallia e Tolentino, che puntano veramente sul proprio settore giovanile e lavorano benissimo in quel senso. Concordo con il fatto che in prima squadra si privilegi il risultato, ma sono convinto che questo possa sposarsi con la continua ricerca della crescita del giovane. Basti pensare a Paolo Menchi, prelevato dalla Prima Categoria e diventato pian piano un pilastro della squadra. All’inizio ha avuto molti problemi, dovuti soprattutto alla sua potenza fisica, ma poi con impegno e abnegazione si è meritato il posto e ha messo a segno anche tre gol. Ha saputo superare i suoi limiti, migliorarsi e lavorare su se stesso. Noi abbiamo solo dato a lui il tempo di poterlo fare con serenità”.

GIANLUCA FENUCCI (ALLENATORE):”Conoscevo Andrea Ferri e quest’iniziativa fa rivivere il ricordo di una persona che in realtà non ci ha mai lasciato. Ho avuto la fortuna di lavorare con molti giovani, ma oggi nel calcio c’è un problema culturale legato alla poca competenza. Credo che la regola degli under, così come oggi concepita, sia inutile, perché bisogna carpire le reali capacità di ogni calciatore indipendentemente dalla carta d’identità. E, i più giovani, devono imparare a sacrificarsi di più. Ricordo ad esempio, alla Settempeda, un certo Cristian Bucchi che, al termine dell’allenamento, si fermava a provare ulteriori soluzioni d’attacco. Dimostrava, in quel caso, quella voglia di arrivare e crescere che effettivamente sono state poi ripagate con l’approdo in serie A. Il calcio oggi ha molti problemi, a aprtire dallo schifo del calcio scommesse, ma sono convinto che qualche speranza ancora ci sia. Certo che la Federazione deve intervenire, a partire dalla regolamentazione dei procuratori che, spesse volte, agiscono senza titolo e rischiano di rovinare i ragazzi. L’allenatore, a mio avviso, è l’anello debole della catena e troppo spesso subiscono le scelte societarie”.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MAGGIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium