“Ciao Fabio, di articoli e rimostranze come quella da te scritta ne abbiamo lette negli anni tante, e siamo anche consapevoli che tante ne leggeremo ancora”. Inizia così la risposta del Consorzio Finale Outdoor Region (FOR), condivisa dal presidente Gianluca Viglizzo e da tutto il direttivo, in risposta alla lettera pubblica di Fabio Caffarena, professore associato all'Università di Genova, che da cittadino finalese aveva stigmatizzato con toni critici la presenza “invadente” del turismo su due ruote nel centro storico.
La risposta di FOR è articolata, non priva di autocritica, ma anche decisa nel rivendicare una visione complessiva del territorio e della sua trasformazione economica. “Questo è inevitabile – affermano – perché dove vi è economia c’è sempre una contrapposizione (più o meno impattante) tra l’interesse economico e i riflessi che questo genera sulla comunità e sul territorio. È una regola globale. Tuttavia, vorremmo sottolineare questo ‘più o meno’, perché qui sta la discriminante”.
Il consorzio prende le distanze dal concetto di overtourism, tema ricorrente nel dibattito pubblico e spesso evocato quando si parla di ciclismo e affollamento nel borgo: “Il turismo che definiamo ‘di massa’, il concetto di overtourism stesso (non citato da te, per dovere di cronaca), non ci tocca, nonostante spesso venga tirato in ballo da più o meno addetti ai lavori. L’overtourism, per sua stessa definizione, è un fenomeno che non è accostabile alle nostre stagioni dell’outdoor (primavera ed autunno), periodi durante i quali i nostri flussi (per fortuna) rappresentano comunque il risultato a cui tutte le destinazioni, turistiche o sportive che siano, anelano”.
La pressione, spiegano da FOR, è ben più significativa in estate, con il turismo balneare: “La pressione che il turismo balneare esercita durante i mesi estivi su spiagge, servizi, pulizia e ordine pubblico è un problema più intenso, ciclico, che ogni anno si ripropone e che conosciamo bene”.
“Non vogliamo affermare che i flussi outdoor non possano rappresentare un problema da affrontare con energia - proseguono dal consorzio - Semmai affermiamo che sia necessario un grande equilibrio analitico e di approccio, per evitare che la soluzione diventi impattante (in negativo) più del fenomeno stesso (qualcuno direbbe ‘che la toppa sia peggio del buco’)”.
Sulle questioni sollevate da Caffarena – viabilità, sicurezza, convivenza tra utenti della strada – il consorzio si dice d’accordo: “Hai toccato temi sacrosanti: la viabilità, il rispetto delle regole, la sicurezza, gli spazi. Tutto è affrontabile, ed anche abbastanza facilmente, perlomeno a livello di contromisure: pista ciclabile in primo luogo, stalli per le biciclette, presidi sia pubblici che privati ma anche volontari, cartellonistica adeguata. E non dimentichiamo che anche un automobilista ha dei doveri nei confronti di un ciclista. Ma queste sono cose ovvie, anche se forse non per tutti”.
Sui toni usati da Caffarena e sull’episodio della bicicletta all’interno dell’Oratorio dei Disciplinanti, FOR invita a non cedere alla drammatizzazione. “Esaperare la situazione e gli animi con esempi eclatanti (ma non sei il primo), ad esempio la o le bici segnalate nell’Oratorio dei Disciplinanti, è sicuramente un’immagine di effetto ed efficace, ma permettici di precisare che una bicicletta di un addetto ai lavori in un momento in cui l’oratorio era chiuso al pubblico poco ha a che fare con l’argomento, serve solo per fare sensazionalità. Ad ogni modo, per non lasciare nulla di non detto o non scritto, è stata comunque un’azione infelice e lo ribadiamo”.
Il consorzio riporta anche un aneddoto: “Paradossalmente, le uniche resistenze arrivate agli stewards in seguito alla loro richiesta di scendere dalla bicicletta all’interno del borgo (che è peraltro una ZTL, quindi con accesso alle bici concesso, aspetto questo non da poco) sono arrivate da abitanti locali, e in un caso anche con un ruolo di rappresentanza. Ma questa è una nota più di folklore che di sostanza”.
Nel contempo FOR rivendica la nuova identità economica del territorio. “Ripartirei per un attimo dalla fine della tua lettera, l’era industriale, la Piaggio a Finale Ligure, le maestranze: purtroppo la città del volo non esiste più, così come non esiste più la Pietra Ligure dei cantieri navali, o l’entroterra della pastorizia. Ora abbiamo la città del mare e dell’outdoor - commenta il presidente Viglizzo, sostenuto dal direttivo - Il turismo solo a Finale produce un fatturato complessivo molto superiore ai 250 milioni di euro, doppio rispetto a quanto riusciva a fare la nostra amata Piaggio nell’ultimo decennio, e una buona parte deriva dall’economia legata all’outdoor. Questa è l’economia che dobbiamo far crescere o perlomeno stabilizzare se vogliamo dare lavoro ai nostri concittadini, ai nostri figli ed ai nostri nipoti, ed anche far rinascere. E questo lo si può ottenere solo con l’equilibrio”.
Finale Outdoor Region chiude rilanciando alcune delle questioni strutturali da affrontare: “Lavoriamo sulle criticità che giustamente hai toccato, come i diritti dei proprietari terrieri, l’autorizzazione dei sentieri o le chiusure della rete sentieristica in occasione delle piogge (che dovrebbero rispondere ad una legge che purtroppo è tutt’altro che risolutiva). Qui serve un’azione decisa della parte pubblica, che ha ricevuto i nostri stimoli in tutti i modi possibili, verbali e scritti, a partire dall’ultima tornata elettorale fino ancora a pochi giorni fa”.
Infine, un invito al dialogo, sempre rispondendo alla lettera di Fabio Caffarena: “Il Consorzio FOR e le Amministrazioni dei Comuni della Finale Outdoor Region sono allineati senza se e senza ma su un tema che è diventato ormai un caposaldo: la necessità di coinvolgere i governi dei singoli comuni sulle tematiche che ad essi competono. E noi, parte privata, siamo a disposizione. Sai come e dove trovarci, nel caso volessi aiutarci, te o chiunque altro”.















