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Calcio | 25 settembre 2016, 10:24

Il calcio italiano saluta il "Prof". E' morto a 70 anni Franco Ferrari: "Guardiola ha compiuto l'ultima rivoluzione calcistica"

Docente al Master di Coverciano, Ferrari ha formato i più grandi allenatori italiani. Il ricordo nell'intervista rilasciata tre anni fa a Svsport.it

Il calcio italiano saluta il "Prof". E' morto a 70 anni Franco Ferrari: "Guardiola ha compiuto l'ultima rivoluzione calcistica"

Un fulmine a ciel sereno: non si potrebbe definire altrimenti la scomparsa del Prof. Franco Ferrari, autentico guru nel panorama degli allenatori italiani ed Europei.

Ieri, a 70 anni, uno dei più importanti luminari di tattica calcistica si è spento nella sua casa di Crevari, lasciando spiazzato l'intero mondo calcistico del Belpaese.

Già perchè sotto la guida dell'ex terzino di Genoa e Parma si è formata buona parte parte dei più importanti tecnici italiani, pronti a recepire gli insegnamenti al Supercorso di Coverciano di una delle menti più brillanti e versatili del panorama nazionale.

Ferrari era un amico del Ponente Ligure (allenò anche l'Imperia nella stagione 1979-1980), viste le sue numerose partecipazioni alle iniziative promosse dall'Aiac, compreso il Mese del Mister di Davide Brunello, dove Svsport.it ebbe la fortuna di incontrarlo per un piacevole scambio di battute poco più di tre anni fa:

 

Lei ha insegnato per vent'anni calcio ai più importanti allenatori delle ultime generazioni. Partiamo con una domanda che le apparirà banalissima: è davvero così cambiato il vostro lavoro negli ultimi anni?

"Fondamentalmente direi di no. Il presupposto è sempre quello: se hai una buona squadra è quasi impossibile non riuscire a farla rendere. L'allenatore è un po' come un regista: puoi essere Fellini, ma se non hai gli attori buoni fai poca strada. Oppure un pilota: provate a mettere Vettel su una Marussia e vediamo dove arriva".

Buona parte della serata è trascorsa analizzando i differenti sistemi di gioco. Dobbiamo aspettarci novità a breve oppure il "mercato" si è ormai saturato?

"I freddi numeri non dicono mai nulla. Affermare che una squadra gioca con il 4-3-3 o con il 4-4-2 significa poco. E' come fare una fotografia statica in uno sport assolutamente dinamico come il calcio. L'ultima rivoluzione l'abbiamo vista nel comportamento in campo, non nei numeri".

Ovvero?

"Il Barcellona di Guardiola: i catalani hanno messo in pratica un possesso palla esasperato mirato all'accelerazione negli ultimi metri di gioco. Il loro avanzamento corale gli permette di rimanere sempre estremamente corti, questo rende molto più agevole il recupero palla nella trequarti avversaria. Inoltre non dimentichiamoci del fattore imprevedibilità: vi ricordate la finale di Champions del 1999 tra Manchester e Bayern Monaco? I tedeschi hanno dominato, venendo beffati nel recupero dai gol di Sheringham e Solskjaer. Non credo che in altri sport la squadra nettamente inferiori possa ribaltare le sorti del proprio incontro in un modo tanto fulmineo quanto immeritato. E' il bello del calcio".

Lei è genovese, si è mai chiesto come mai pochi allenatori del nostro territorio riescano ad arrivare nel calcio che conta?

"Noi liguri abbiamo un difetto enorme: ci sappiamo vendere davvero poco. Siamo grandi lavoratori, ma a livello di pubbliche relazioni difettiamo in maniera piuttosto evidente. Fortunatamente c'è Giampiero Ventura che sta portando avanti la bandiera, il suo Torino sta ottenendo ottimi risultati attraverso un gioco piacevole e questo non può che renderci tutti un po' più orgogliosi".

Una fotografia del calcio ligure?

"Direi ottima. Stiamo vivendo un buono stato di salute. Genoa e Samp sono in Serie A, e sono convinto che i rossoblu riusciranno a salvarsi, mentre lo Spezia sta disputando un'onorevole campionato di Serie B. Ora aspettiamo il Savona in Prima Divisione, mentre l'estremo ponente ligure, purtroppo, vive un momento di difficoltà: Sanremese, Albenga e Imperia non hanno ottenuto quei risultati che, come blasone, avrebbero meritato"

redazione

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