Continua l’appuntamento periodico con una nuova rubrica all’interno dei quotidiani del nostro gruppo editoriale Morenews: Progetto Campioni.
Paola Mascherin ci racconterà i profili dei giovani atleti più interessanti del nord ovest, per provenienza o militanza.
Oggi conosciamo Ilaria Demichelis, nativa di Carmagnola e attualmente in forza al Futura Volley Busto Arsizio. Ilaria ci racconta la sua carriera da professionista, contraddistinta da un amore incondizionato per la pallavolo che non l’ha mai lasciata.
Ilaria, come ti sei appassionata alla pallavolo?
“Ho iniziato tardi, avevo quasi 14 anni. Inizialmente praticavo altri sport e un po’ come tutte le bambine ero alla ricerca di quello che mi piacesse di più. I miei genitori mi mandarono ad un campo estivo di pallavolo e lì ho mosso i miei primi passi. Mi colpì molto il fatto che fosse uno sport di squadra, era una cosa nuova per me condividere il campo con qualcuno. Così mi sono appassionata e ho continuato.”
Quanto è importante lo spirito di squadra?
“Lo spirito di squadra è fondamentale. La pallavolo è un lavoro di sacrificio di tutti e di aiuto reciproco; sai di avere accanto una compagna a cui poterti appoggiare quando le cose non vanno bene, quindi la fiducia è totale ed è un valore aggiunto.”
Chi è il tuo idolo e a chi ti ispiri?
“Non ho mai avuto un idolo vero e proprio, neanche da piccolina anche se mi sono appassionata alla pallavolo che oramai ero grandicella. Avendola vissuta per tanti anni adesso ci sono giocatori che mi piacciono, magari che giocano nel mio ruolo, ma principalmente sono più legata a un discorso mentale e di approccio, ammirando anche atleti di altri sport.”
Quando hai capito di voler dedicare la tua vita alla pallavolo?
“Il mio è un percorso un po’ strano perché non sono mai stata una di quelle bambine che hanno il sogno di arrivare in Serie A o vanno nei palazzetti immaginando di essere lì un giorno. Approcciando la cosa in questo modo ho continuato gli studi e mi sono laureata; nel mentre giocavo ma non pensavo che la pallavolo potesse diventare il mio lavoro. Ho portato avanti due percorsi in contemporanea fino a quando ,non mi sono trovata a dover scegliere se continuare a giocare, e lì ovviamente ha prevalso il cuore.”
Cosa alimenta la tua passione per questo sport?
“Sono una molto focalizzata sugli obiettivi, mi piace averli e raggiungerli a livello di gruppo. La parte che mi carica di più è il percorso e la costruzione di un obiettivo con altre persone. Secondo me è il percorso che ti lascia davvero qualcosa dentro, sono queste emozioni che poi ricorderai con un sorriso.”
Cosa è servito per arrivare dove sei adesso?
“Sicuramente ho fatto grossi sacrifici e me ne sono resa conto soprattutto a posteriori perché lì sul momento è una cosa che ti imponi un po’ di fare. La pallavolo non l’ho mai vista come un ipotetico lavoro, lo facevo perché mi piace giocarci, mi piace andare in palestra. È il mio sfogo e mi fa stare bene, che è la cosa più importante.”
Cosa provi quando sei in campo?
“Tendenzialmente sono molto pensierosa e mi faccio mille giri mentali, ma quando sono in palestra è l’unico momento in cui non penso, svuoto la testa e mi concentro solo sul gioco. Per me è una cosa molto positiva, è proprio un bisogno personale che ho quello di stare in campo e cerco di vivermelo sempre al massimo, lasciando tutti i problemi fuori dalla porta.”
Che significato hanno per te la vittoria e la sconfitta?
“La vittoria è il frutto dell’impegno settimanale, la sconfitta invece di tantissime altre considerazioni, non per forza sempre negative. Io sono una molto competitiva ma la sconfitta fa parte del gioco, l’importante è sapersi rialzare e girare subito pagina.”
Come consigli di superare i momenti bui?
“Non nego che obiettivamente possano capitare, i miei li ho vissuti come facciamo tutti e andare in palestra mi aiuta molto. Più il momento è buio e più ne sento il bisogno.”
Che cosa ti fa capire che tutti i sacrifici che hai fatto ne sono valsa la pena?
“Semplicemente il fatto che sono ancora qua. È un discorso più di bisogno che altro, non l’ho mai vissuta come una cosa del tipo o arrivo in alto o non sono soddisfatta. La pallavolo per me è un bisogno personale.”
Come vivi lo spogliatoio?
“Sono molto legata a un discorso di spogliatoio inteso come unione del gruppo. Penso che la mia soddisfazione più grande sia stata la vittoria della Serie A2 a Perugia dove ha prevalso su qualsiasi cosa lo spogliatoio. Quell’anno non eravamo la squadra più forte e ho capito veramente l’importanza dello spirito ,di gruppo.”
Pensi di essere nata con un talento?
“No. Penso di essere nata con delle belle mani, che sicuramente non è poco, però allo stesso tempo sono convinta che il settanta per cento di ciò che mi sono guadagnata è arrivato grazie al sacrificio e al duro lavoro. Ci ho messo tanto impegno e tanta forza di volontà per arrivare alle mie piccole conquiste.”
Cosa pensi che possa comunicare lo sport alle nuove generazioni?
“Penso che lo sport sia un luogo sano. La pallavolo ti insegna la condivisione di un obiettivo comune e il sacrificarsi per qualcosa. Penso che sia molto sano per la crescita di un giovane, soprattutto in questo momento dove sembra sempre tutto dovuto, dove c’è poco impegno per ottenere qualcosa ma lo si ,pretende a prescindere. Lo sport può essere un percorso importante soprattutto per una crescita da un punto di vista umano.”
Un consiglio che daresti a chi ha il tuo stesso sogno?
“Di impegnarsi che prima o poi le cose arrivano. Di non vivere male le situazioni negative perché ci mettono alla prova e come in qualsiasi altra cosa nella vita capiteranno. Di portare avanti la propria passione e le proprie esigenze.”
Il ricordo più bello che hai della tua carriera?
“La vittoria della Serie A2 a Perugia, è stata una vittoria avvenuta in maniera totalmente inaspettata. Quel ,titolo è stato l’emblema totale del sacrificio di squadra e del gruppo. Vivere appieno quell’annata è stato un sogno e me lo porto nel cuore.”