/ Volley

Volley | 22 febbraio 2024, 20:06

PROGETTO CAMPIONI. Storia di una campionessa del mondo: conosciamo Noemi Signorile

Noemi ripercorre insieme a noi il suo percorso sportivo e personale

PROGETTO CAMPIONI. Storia di una campionessa del mondo: conosciamo Noemi Signorile

Continua l’appuntamento periodico con una nuova rubrica all’interno dei quotidiani del nostro gruppo editoriale Morenews: Progetto Campioni.

Paola Mascherin ci racconterà i profili dei giovani atleti più interessanti del nord ovest, per provenienza o militanza.

Oggi conosciamo Noemi Signorile, classe 1990 e capitano del Cuneo Granda Volley. Noemi ci racconta la sua storia e ricorda insieme a noi i suoi più grandi successi, tra cui la vittoria della Coppa del Mondo.

Un sogno che con il duro lavoro e la sua determinazione è diventato realtà.


Noemi, come ti sei appassionata alla pallavolo?

“Nella mia famiglia lo sport è sempre stato una costante, mio papà giocava a calcio nella primavera della Juve, mia mamma ha giocato sia a basket che a pallavolo. Fin da piccola io adoravo l’ora di educazione fisica e quando ero alle medie la mia professoressa di ginnastica mi ha consigliato di provare a fare pallavolo. Da lì è cominciato un po’ tutto, mi sono appassionata e non ho più smesso.”


Chi è il tuo idolo e a chi ti ispiri?

“Il mio idolo è sempre stata Eleonora Lo Bianco, poi l’ho anche conosciuta perché ho avuto la fortuna di giocarci insieme in Nazionale ed è anche una persona fantastica. Lei è sempre stata il mio idolo a livello sportivo, inoltre una persona che ammiro molto è mia mamma, è una donna molto forte e mi ispiro molto a lei.”


Quando hai capito di voler dedicare la tua vita alla pallavolo?

“Quando i giorni in cui non avevo allenamento mi sentivo persa, non riuscivo a stare a casa, volevo andare in palestra tutti i giorni. L’ho capito quando la passione per questo sport mi stava travolgendo. Stare in campo per me è un divertimento, sto bene ed è il mio ambiente. Non riuscirei ad immaginarmi in un altro posto se non in un campo di pallavolo.”


Che significato hanno per te la vittoria e la sconfitta?

“Sono entrambe molto importanti, la vittoria ti lascia tantissime sensazioni positive, dalle sconfitte invece impari sempre qualcosa, bisogna essere bravi a capire cosa si è sbagliato e dove si può fare meglio. A volte le partite più belle le fai dopo una sconfitta perché hai quella voglia di riscatto che ti da una spinta in più.”

 

Che cosa alimenta la tua passione per questo sport?

“Il fatto che io non veda l’ora di andare in palestra e di giocare, di prendere in mano il pallone. La mia nei confronti di questo sport è proprio una passione.”


Come consigli di superare i momenti bui?

“Negli anni ho avuto tanti momenti difficili, è normale averli non può essere tutto rosa e fiori. Il consiglio che do è di non abbattersi, di non mollare ma di reagire alle difficoltà e magari anche farsi di aiutare, dalle persone care o anche dai professionisti. È fondamentale superare questi momenti nel miglior modo possibile.”


Che cosa ti fa capire che tutti i sacrifici che hai fatto ne sono valsa la pena?

“Sicuramente il fatto di aver giocato in Nazionale e di essere in Serie A, di aver vinto una Coppa del Mondo e di essere il capitano di una squadra. Andare via di casa all’età di 16 anni per me è stato traumatizzante, io sono sempre stata molto legata alla mia famiglia e andare a vivere lontano è stato un sacrificio enorme.

Sono consapevole e contenta di aver raggiunto il mio obiettivo ossia diventare una professionista quindi tutti i sacrifici che ho fatto negli anni sono serviti.”


Avresti mai pensato di arrivare a giocare a questi livelli per così tanto tempo?

“No. Quando uno comincia a giocare il sogno nel cassetto è quello di arrivare a giocare in Serie A e in Nazionale, il sogno c’era ma tutti sognano delle cose e non sempre si realizzano. Io sognavo questo ma non pensavo assolutamente di riuscire ad arrivare fino a qui.”


Come vivi lo spogliatoio?

“Bene, sono sempre stata una persona molto solare. Lo vivo molto bene, per me è quasi una seconda casa dato che alla fine ci passo davvero tanto tempo.”


Che tipo di responsabilità comporta essere capitano?

“Davvero tante, oltre a tutte le varie responsabilità che ha in campo un captano è sempre attivo anche al di fuori, nel cercare di aiutare tutte e nell’essere sempre disponibile. Inoltre ha il compito di tenere unito il gruppo, agli eventi di squadra per esempio deve sempre parlare. Io la vedo come una grande responsabilità ma prima di tutto è un piacere esserlo.”


Pensi di essere nata con un talento?

“Credo di sì, alla fine se sono arrivata fin qui un pochino di talento penso di averlo. È vero che si può arrivare costruendosi nel tempo però nel palleggio penso di avere un po’ di talento, magari avessi fatto un altro ruolo non sarei arrivata fino a qua. Ovviamente a qualsiasi tipo di talento va sempre abbinato il duro lavoro e la disciplina.”


Che cosa è servito per arrivare dove sei ora a livello sportivo?

“Tanti sacrifici e altrettanti fatti dai miei genitori che mi hanno sempre accompagnata dappertutto. Il sacrificio è fondamentale.”


Com’è andare a giocare all’estero?

“Sono modi di vivere lo sport diversi anche se la mentalità è molto simile. In Francia ho vinto diversi campionati ma il livello è diverso. In Romania invece la pallavolo non era molto seguita, ma sono state tutte esperienze formative. Allontanarmi non è stato facile ma ho avuto la fortuna che mio marito sia venuto con me, mi ha aiutata tanto ad affrontare la mancanza di casa.”


Com’è ricevere la prima chiamata in Nazionale?

“Io ho fatto tutte le Nazionali giovanili e quando è arrivata la chiamata nella Nazionale maggiore è stata una grande emozione, lì ho capito che avrei dovuto pedalare seriamente per poterci restare. Vestire la maglia azzurra è qualcosa di unico soprattutto quando in campo canti l’inno, sono emozioni che ti porti dentro, rappresentare il mio paese è per me grande motivo d’orgoglio.”


Cosa pensi che possa comunicare lo sport alle nuove generazioni?

“Lo sport è importante soprattutto in questo periodo, le nuove generazioni sono molto attaccate alla tecnologia, c’è molta meno interazione personale con gli altri. Lo sport comunque è ancora puro, ti mette in contatto con altre persone, ti insegna a stare e a lavorare in gruppo.”


Cosa diresti a chi ha il tuo stesso sogno?

“Sicuramente di impegnarsi al massimo, di non mollare mai e anche quando tutto sembra grigio di non scoraggiarsi perché le difficolta ti aiutano a crescere e superarle ci rende ancora più forti.”

 

Qual è il ricordo più bello della tua carriera?

“Ne ho due, uno è stato la vittoria della Coppa del Mondo con la Nazionale, l’altro la vittoria della Coppa Italia quando giocavo a Novara. Quando vinci una Coppa del Mondo non è facile descriverlo, hai una medaglia al collo, è una roba indescrivibile.”


Paola Mascherin

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium