Il burn out, per spiegare con parole semplici, è quella condizione in cui svolgere un’attività sportiva impegna ad un punto tale corpo, mente e spirito che l'atleta, superata una certa soglia, “scoppia” con conseguente stato di esaurimento psicofisico ed emozionale. Cosa succede nel mondo dello sport giovanile? Cosa capita ad un ragazzo? La risposta è semplice ed è nei termini dell’impegno eccessivo: la richiesta sempre più alta genera paura, la paura genera stress, lo stress genera fatica, la fatica genera il rifiuto. Di conseguenza avviene l'abbandono della pratica sportiva del “giovane talento”, cioè del soggetto che è stato introdotto in un ambiente che mira allo sviluppo sportivo professionale, che rappresenta un fenomeno ricorrente le cui cause gnerali sono così riepilogabili :
- Lo stress (ansia, insicurezze, ecc;) rappresenta una fonte di malessere per atleti giovani non ancora in grado di fronteggiarlo, in particolar modo per le ragazze che fanno sport estetici, mentre negli sport di squadra il gruppo può fare da cuscinetto.
- A questo si aggiunge lo squilibrio di richiesta tra l’allenamento e l’età biologica.
- Infortuni derivati da una specializzazione precoce che riduce la formazione generale e quindi il potenziale dell’atleta e di conseguenza la possibilità di “cambiare sport”.
- Segnali discordanti da allenatori, genitori, dirigenti e personale che ruota intorno ai ragazzi che non permettono al soggetto di farsi un’idea di quello che desidera; ciò porta al fenomeno dell’isolamento adolescenziale sia nei confronti dei propri pari-età che dei propri compagni/avversari.
- Infine eccessive richieste antropometriche/alimentari specie per alcuni sport femminili.
Diversi esperti di psicopedagogia sono dell’opinione che se un ragazzo ha ben chiaro cosa sia l’allenamento di alta qualificazione e decide con consapevolezza di non volerne prendere parte perchè nella vita desidera raggiungere altri obiettivi che ritiene possano renderlo più felice, allora non c’è niente di male! Le problematiche insorgono quando “l’ambiente” che lo circonda (società sportiva, famiglia, tecnici-preparatori, ecc.) è responsabile di una cattiva gestione atletica e psicologica e fa insorgere nel ragazzo confusione e stress eccessivo (ansia). Di fronte ad una situazione del genere, un soggetto che a causa della giovane età non è in grado di gestire tali stimoli malsani, può andare facilmente in confusione ed abbandonare la pratica sportiva anche se questa, nel profondo, rappresenta per lui fonte di felicità e motivazione. Per questi motivi chi opera nei settori giovanili dovrebbe essere pienamente a conoscenza di questi fenomeni per fornire al ragazzo le migliori “opportunità” di far le scelte con massima consapevolezza e competenza.














